In una recente intervista, Angiolino Maule, vigneron e leader del movimento dei vini naturali, ha risposto alle critiche mosse da Oscar Farinetti, il quale aveva definito i produttori di vini naturali come affetti da “figaggine” e aveva descritto il termine “naturale” come “fascista”. Maule ha espresso indignazione, ricordando come fin dagli anni Novanta i produttori di vini naturali siano stati ignorati e derisi, ma abbiano continuato a studiare e a migliorarsi nonostante i pregiudizi.
Maule ha sottolineato che il lavoro nelle vigne è faticoso e richiede umiltà e dedizione. Nei vigneti non vengono usati pesticidi, ma induttori di resistenza per permettere alle piante di difendersi autonomamente. In cantina, il lavoro è altrettanto scrupoloso, con un monitoraggio costante per prevenire problemi come l’ossidazione e gli arresti fermentativi. A differenza dei produttori convenzionali, che utilizzano solfiti e lieviti selezionati per risolvere questi problemi, i produttori di vini naturali adottano un approccio più attento e meticoloso.
Maule ha evidenziato come i vini naturali siano apprezzati nei grandi ristoranti e nei paesi con una maggiore cultura enologica. Pur non essendo particolarmente legato al termine “vino naturale”, ritiene importante chiarire che questo significa niente chimica in campagna né in cantina, ma un grande lavoro sulle difese naturali delle piante, basato su studi approfonditi e sperimentazione.
Un aspetto chiave del loro lavoro è la gestione della fermentazione alcolica e malolattica senza l’uso di solfiti o lieviti selezionati. Maule ha spiegato come, per evitare problemi di acidità volatile, si può creare un lievito forte raccogliendo uva prima della maturazione e realizzando uno starter in condizioni di pulizia assoluta. Questo metodo sfrutta l’aria per favorire la moltiplicazione cellulare dei lieviti, senza l’aggiunta di sostanze chimiche.
L’obiettivo, secondo Maule, è creare vini che suscitino emozioni, come dimostrato da un episodio in Giappone, dove una donna gli ha regalato una tazza per il tè per ringraziarlo delle emozioni provate bevendo i suoi vini. Maule ha concluso criticando l’autoghettizzazione di alcuni winebar dedicati esclusivamente ai vini naturali, ribadendo l’importanza del dialogo e della continua evoluzione del movimento. Secondo lui, i veri nemici del movimento non sono i produttori convenzionali, ma i finti naturalisti che usano la chimica o esaltano i difetti come pregi.