
Il 2023 ha segnato una deludente conclusione con stime produttive negative per diversi settori agricoli in Italia. Dopo la difficile campagna del 2022, si sperava in un aumento delle quantità prodotte, ma al contrario, la crisi ha persistito, con il settore del vino stimato in calo del 20%, mettendo a rischio il primato mondiale italiano.
Frutteti, pesche, pere e uva da tavola sono anch’essi colpiti da difficoltà produttive. Anche il settore cerealicolo ha affrontato complessità, con il riso che ha toccato minimi storici nelle semine. La produzione di grano duro è prevista leggermente superiore alla scarsa produzione del 2022, mentre il grano tenero dovrebbe chiudere a 3 milioni di tonnellate, in aumento rispetto ai 2,76 milioni del 2022. Il 2023 doveva essere il riscatto per l’olio d’oliva, ma la produzione difficilmente supererà le 300mila tonnellate, quasi la metà di quanto si produceva vent’anni fa. Il trend negativo del 2022 sembra persistere, con un calo nell’occupazione e nella produzione del settore agricolo, in contrasto con il resto dell’economia nazionale.
I prezzi di vendita dei prodotti agricoli sono aumentati del 17,7%, ma i costi dei beni e servizi utilizzati nel settore sono saliti del 25,3%, creando uno squilibrio negativo per i produttori. La produzione agricola complessiva è diminuita negli ultimi vent’anni del 10%, nonostante il progresso tecnologico e il supporto pubblico. Le riduzioni produttive variano tra i settori, con perdite significative di cereali e una diminuzione del 20% nella produzione di uva da tavola, del 30% nelle pesche e del 50% nelle pere. Solo le mele mostrano un lieve aumento del 3% in vent’anni. La zootecnia mostra un declino nella produzione di carne bovina e ovicaprina, ma un aumento significativo nella carne suina e di pollame. La produzione di latte bovino è cresciuta dopo la fine del regime delle quote latte, ma la produzione di miele è crollata nel nuovo millennio.
La produttività del settore agricolo è diminuita negli ultimi anni, mentre la crisi produttiva è stata attenuata dalle attività connesse, che rappresentano quasi il 20% del valore dell’agricoltura italiana. La crisi produttiva è preoccupante, con una diminuzione del potere contrattuale delle imprese agricole a vantaggio di altri settori. Le strategie europee e nazionali finora attuate sembrano non supportare adeguatamente l’obiettivo di aumentare la produzione.
A livello nazionale, il sostegno pubblico all’agricoltura è diminuito notevolmente, e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) non ha ancora avuto un impatto significativo. I crediti bancari al settore agricolo sono in diminuzione, mentre quelli all’industria alimentare sono in aumento. Inoltre, a livello regionale, gli investimenti aziendali sembrano essere stati trascurati, con una diminuzione della spesa delle regioni per il settore agricolo.
La crisi produttiva agricola in Italia riflette un trend consolidato, con il cambiamento climatico come un fattore, ma la necessità di incentivi per le imprese agricole è chiara per invertire almeno la tendenza degli ultimi vent’anni.
fonte: CREA